martedì 14 ottobre 2008

10ago2k8

Scrivo tutto quello che mi passa per la testa, sto ascoltando un po’ di musica prendendo un po di aria umidissima in una ventosissima nottata d’agosto, in un luogo di certo non immaginato da esseri divini, ma casualmente interessante, c’è il mare, neanche troppo vicino, c’è una spiaggia, e tanto spazio… per pensare.
A cosa penso, non lo so, la mia mente è in tempesta come questo mare, i pensieri arrivano a riva ma sono presto sopraffatti da altri , in cielo i ricordi luccicano ancora ma non riesco a distinguerli. No, tu non ci sei, e non ci sei mai stata, e chissà se mai ci sarai.
A cosa penso, non lo so, le mie ossa diventano spugna, sono piene di umidità, mi convinco sempre più di essere saturo di troppa realtà, ho bisogno di andare di muovermi, e invece giaccio a terra e le mie gambe sprofondano nella sabbia, ed ogni granello fa il suo dovere, senza risparmiarsi.
E’ vero tante cose non vanno, non c’è da stupirsi dicono in tanti… ma io mi stupisco, forse sono ancora vivo, e non voglio, non voglio, arrendermi, vorrei pensare più a me, ma non riesco a mettermi al centro di un mondo troppo più grande di me.
Ed ogni giorno che passa, è un giorno in meno, ed ogni giorno che passa, è un giorno in meno, ed in fondo, siamo solo animali, e lo sono anche io, ma voglio mantenere un dubbio, voglio amare i miei respiri, voglio amare i miei pensieri, voglio sentire ogni giorno la bellezza delle cose, di tutte le cose, scoprirne ogni caratteristica, sentire l’aroma di ogni esistenza, annusare l’anima dei miei simili, ed arricchirmi della loro esistenza quelle volte in cui esistono per davvero.
E’ questo in fondo ciò che ho sempre fatto, ma purtroppo il mondo attorno a me è diventato un po’ arido, la gente, tutta, ma soprattutto la gente che mi circonda, è vuota, priva di vita, priva di volontà propria, guidata da piccoli ed insignificanti eventi, e da pesanti abitudini.
Devo smetterla di cercare il massimo negli altri, forse devo cercare di bastarmi, devo essere il massimo per me, senza aspettare nessuno, devo respirare ed andare avanti, devo guardare, devo osservare, potrebbe già essere fantastico tutto ciò, in sua assenza… Facciamo in modo che quando finisce, sia la fine di qualcosa.

1 commento:

Scarlett ha detto...

Cercare dentro di se è una bella via di fuga da una realtà in apparenza vuota in cui non troviamo più nutrimento, linfa vitale. E allora cosa ci resta, dopo che abbiamo vagato invano in cerca di qualcosa che a volte ci illudiamo di intravedere, ma che inevitabilmente non riusciamo mai a catturare, che ci sfugge via come la sabbia tra le dita? Ci resta di tuffarci dentro quell'unico mondo che sentiamo vivo, pulsante, che serba i preziosi germogli di ciò che desideriamo. Il nostro personale universo, il nostro mondo interiore, in cui tutto può esistere, perchè è tutto lì... nella nostra testa.
E domani svegliarsi e respirare, ancora e ancora, per sentirsi vivi.
E lasciarsi vivere, mentre dentro di noi qualcosa muore, per poi rinascere sempre, sempre diverso.
Vivere oggi fino in fondo per fare in modo che, quando finisce, sia davvero la fine di Qualcosa...